Come abbiamo raccontato nelle vicende storiche, la chiesa dedicata a Sant’Antonio di Padova e Sant’Eusebio fu realizzata fuori dal paese di Azzio, unitamente al Convento di Santa Maria degli Angeli, a partire dal 1608, utilizzando in parte le strutture murarie e del campanile della vecchia chiesa di Sant’Eusebio.
Dalla soppressione del Convento nel 1810 è rimasta l’unica struttura di proprietà della Parrocchia dell’intero complesso conventuale, quale donazione di privati nel 1978, mentre le restanti parti ancora esistenti (il refettorio, tuttora in ottimo stato, quelli che erano gli altri ambienti e le celle dei frati, nonché il chiostro e la ghiacciaia, restaurata e visitabile) sono in proprietà a privati.
Si tratta probabilmente del primo luogo di culto costruito in Lombardia dai frati francescani Minori Riformati, ma ancora nello stile delle chiese degli Osservanti. Da pochi anni è stata dichiarata Monumento Nazionale.
Nella nostra visita iniziamo dalla piazzetta antistante, circondata dalle piccole edicole della Via Crucis, i cui affreschi originali sono purtroppo andati perduti. Alla fine degli anni ’80 del Novecento i riquadri erano stati nuovamente dipinti, ma l’opera degli agenti atmosferici ha ormai quasi cancellato le belle raffigurazioni.
Sulla spoglia facciata della chiesa, a sinistra dell’ingresso, troviamo incastonata la lapide di sasso che testimonia la posa della prima pietra il 18 novembre 1608, da parte del vescovo di Como mons. Archinti. A destra vi era invece un portico a tre archi con ossario, che non esiste più.
Dal piccolo portico centrale, il ‘protiro’, attraverso l’antico portone entriamo nella chiesa a navata unica, che subito ci colpisce per la sua essenziale semplicità, come tutto ciò che è la povertà francescana, cui contribuiva fino a pochi anni fa anche il pavimento originale in mattoni, con le pareti a calce, quasi assente il marmo, ma in definitiva non spoglia.
Davanti a noi si presenta la bella cancellata che separa la navata dal presbiterio. Varcata la soglia, siamo al cospetto dell’Altare Maggiore, cui fa da corona una bella balaustra. Il primitivo semplice altare, era dedicato ai santi Antonio ed Eusebio. Ma nel 1761 venne ricostruito in noce e impiallacciatura in radica, con elevazione della “tribuna” in cui fu posta la bellissima statua lignea della B.V. Immacolata, probabilmente risalente a inizio ‘600. Le decorazioni dell’altare sono attribuite ai maestri della Valle d’Intelvi.
Due porte, che si aprono in basse pareti di legno ornato ai fianchi dell’altare, permettono di accedere alla parte absidale, dove troviamo il bel coro interamente ligneo, in noce e abete, che tuttavia versa in serie condizioni di degrado e necessita di un profondo restauro. Scopriamo anche l’antico e misterioso busto di legno di Sant’Eusebio, di autore ignoto.
Tornati nella navata, come in altre chiese francescane le cappelle laterali ci appaiono allineate su un solo fianco della chiesa, quello sinistro, prendendo luce da finestre poste a 45° tra l’una e l’altra cappella. Alte cancellate di legno separano la navata da ciascuna delle quattro cappelle a volta con altare, che sono collegate fra loro da piccoli varchi. Di queste cappelle, solo le prime tre furono completate nel primo periodo della chiesa:
- la I cappella è dedicata a San Francesco in estasi e detta della famiglia “Della Porta”;
- la II cappella è dedicata alla B.V. e a S. Giuseppe, con il quadro della Natività;
- la III cappella è dedicata ai santi dell’Ordine Francescano, con S. Bernardino da Siena e una piccola statua di S. Pasquale Baylon;
- la sola IV cappella con altare risale al ‘700 ed è dedicata a Sant’Antonio di Padova, con decorazioni probabilmente di Antonio Maria Porrani. Nella nicchia la statua lignea del Santo fu posta da un Dalla Porta nel 1724, forse lo stesso anno delle decorazioni. La statua di Sant’Antonio reggeva anche il Bambin Gesù, che fu purtroppo rubato negli anni ’50.
I paliotti, cioè i rivestimenti della parte inferiore degli altari delle cappelle, sono realizzati in “scagliole”, opera dei maestri intelviesi della fine del ‘600.
Sul lato destro della chiesa è ancora presente l’antico pulpito ligneo, in discreto stato e con tettuccio decorativo e accesso dall’esterno, che veniva utilizzato un tempo, ma solo per le prediche festive e della Quaresima. La collocazione a metà della navata si spiega con la necessità del predicatore di far udire la propria voce a tutti i fedeli presenti. In vari punti del pavimento individuiamo invece pietre tombali:
- al centro la lapide di accesso alla cripta
- a destra la pietra tombale per la famiglia Della Porta, mentre lo spazio a sinistra è sigillato
- un accesso per il “terzo ordine”
- un accesso per la famiglia De Vincenti
- altre lapidi senza scritta
In una chiesa francescana non ci si può aspettare di trovare grandi opere d’arte: qui sulle pareti sono appese numerose tele che non furono realizzate di pittori illustri. Ma alcuni dipinti sono di pregio e meritano la nostra attenzione. Il frate-pittore Gerolamo da Premana realizzò nei primi decenni del ‘600 le tre tavole poste negli altari laterali originari, oltre a due altre opere incerte. Forse è dovuto a un altro frate-pittore l’affresco nella lunetta del portichetto di ingresso alla chiesa.
Del noto artista G.B. Ronchelli da Cabiaglio possiamo invece ammirare, ai fianchi dell’altare, la “miracolosa concessione del Perdono d’Assisi” e “la Predicazione di San Giovanni da Capestrano”, dei Frati Minori Osservanti, entrambi purtroppo in parte andati perduti a causa della forte umidità che aggrediva le pareti. Dello stesso autore sono inoltre le figure ai lati del coro: Sant’Antonio da Padova e San Pietro d’Alcantara.
Un quadro di Santa Margherita da Cortona, terziaria francescana, si trova su una parete laterale e sembra che fosse stato ritoccato da Ronchelli. Anche se in alcuni tratti ricorda lo stile dello stesso pittore, è invece ignota la mano che realizzò il bel Cristo che porta la Croce, dipinto sul muro di fondo del lungo corridoio che fiancheggia la chiesa e che dava accesso al Convento.
Si è parlato anche di interventi di Paolo Petter, sempre di Cabiaglio e allievo di Ronchelli, ma non sono noti. Forse suo era il quadro dell’Ultima Cena, probabilmente un tempo posto nel Refettorio, appeso sopra la porta di ingresso sulla parete di fondo della chiesa e oggetto di uno sgradevole furto nel 1988, insieme a tre medaglioni a forma ovale con dipinti a olio, sottratti dai cornicioni delle pareti laterali.
Croce vecchia e “nuova “
Oggi a Brinzio sull’altare maggiore della parrocchiale è conservato un Crocifisso di legno proveniente dal Convento di Azzio, probabilmente trasferito dopo la soppressione del 1810.
Una Croce d’epoca in possesso della Parrocchia di Azzio è stata invece recentemente posizionata sulla parete destra della chiesa del Convento.
I segreti della cripta.
Davanti all’altare maggiore si trova la principale pietra tombale. Al di sotto una breve scala conduce al livello della cripta, che ha forma ellittica e volta a botte. Sulla parete frontale vi è un piccolo altare sormontato da un’edicola, mentre sui lati si aprono sedici nicchie. Dai recenti studi archeologici si conferma la particolare sepoltura adottata per i frati: il defunto era deposto in posizione seduta dentro la nicchia, che poi veniva murata.
Ma non è tutto! Il pavimento era ricoperto di frammenti di intonaco e laterizio, probabilmente a seguito di azioni vandaliche del passato. Dopo lo sgombero dei materiali è emersa un’altra lapide che ricopre un vano sottostante, un ossario ripieno di ossa! È quindi assai probabile l’adozione di un’usanza che era tipica delle regioni meridionali, ma piuttosto insolita nelle nostre contrade, che consisteva in una doppia sepoltura, dapprima nelle nicchie fino a consunzione del corpo, per poi procedere alla deposizione dei resti scheletrici nel sottostante ossario.
I lavori di restauro
Importanti interventi di restauro conservativo hanno interessato la chiesa tra il 2012 e il 2014, volti anzitutto all’eliminazione dell’umidità ristagnante, che produceva gravi fenomeni di corrosione di tutti gli ambienti, costruendo un vespaio aerato sottostante su tutta la superficie e un secondo vespaio all’esterno lato strada. Con l’occasione è stato installato un impianto di riscaldamento a pavimento e quindi si è proceduto alla ricopertura con nuovo pavimento in cotto, conservando però le parti in pietra e le lapidi e riposizionando il vecchio pavimento in cotto nelle cappelle laterali.
Altri interventi molto impegnativi dovranno però provvedere al rifacimento parziale della copertura del tetto, che grava direttamente sulla volta in muratura, con sistemazione delle chiavi di volta soprattutto sopra il presbiterio, nonché le strutture murarie dal lato strada, soggette in vari punti a notevoli fessurazioni.Anche gli intonaci devono essere ricostruiti nei numerosi punti in cui hanno perso consistenza. A sua volta il campanile necessita di un accurato restauro, così come le opere lignee, soprattutto il coro e l’altare, soggette da secoli all’attacco del tarlo.
Infine è prevista l’installazione di un organo, ovviamente commissionato alla fabbrica Mascioni, operante ad Azzio da quasi due secoli.