Forse non tutti sanno che proprio a Milano, città italiana che nei prossimi mesi ospiterà Expo 2015, c’è anche una parte di Castelveccana. Ed è lì da diversi anni, proprio dove nessuno si sognerebbe mai di trovarla: nel Duomo della città.
Per la costruzione di una tra le cattedrali più conosciute e visitate al mondo, negli anni compresi tra il 1387 e il 1391, venne infatti richiesta e impiegata anche la calce prodotta dalle fornaci di Caldè (frazione di Castelveccana), la cui collocazione strategica nelle immediate vicinanze del lago permetteva il trasporto diretto a Milano. Barconi studiati per sopportare grossi carichi risalivano il Lago Maggiore fino a Sesto Calende dove, immettendosi nel Ticino, percorrevano i navigli sino a raggiungere il cuore della città. Furono anni, quelli, in cui le venti fornaci della sponda lombarda del lago, insieme a quelle di Caldè, conobbero un forte impulso nell’attività, dovuto non soltanto all’impiego del materiale da costruzione nel progetto della fabbrica del Duomo, ma anche in costruzioni signorili, palazzi e chiese.
Dal punto di vista litologico (cioè dei tipi di terreno e di roccia presente), la roccia della Rocca di Caldè, che i geologi chiamano “Dolomia di S. Salvatore” perché generalmente formata da dolomia o dolomia calcare fine, si presenta stratificata passando in pochi metri dai 100 cm a 1-2 cm di spessore. La peculiarità di questa roccia, che è alla base della storia di tutta l’area, è la sua ottima qualità per la produzione di calce. La presenza, dunque, di rocce idonee, unita all’abbondanza di legname per il funzionamento delle fornaci e all’ottima via di trasporto e smaltimento, ha così costituito per anni la fortuna di questo ed altri comuni del Varesotto.
I cittadini di Castelveccana ricordano sempre con orgoglio la storia delle fornaci di Caldè, sottolineando l’importanza di partire dal piccolo per costruire qualcosa di grande.