Sull’area che un tempo ospitava la Cooperativa di consumo di Comabbio, acquisita dall’Amministrazione qualche anno fa, è stato progettato e realizzato un nuovo edificio di proprietà del Comune. Il nuovo edificio è stato realizzato nel rispetto delle vigenti norme in materia di sicurezza e risparmio energetico e, a lavori ultimati, al suo interno ospiterà: un’area commerciale con due negozi ed una sala bar/ristorante, sale polivalenti (sala lettura, aule polifunzionali per corsi e altri servizi in via di definizione che l’Amministrazione metterà a disposizione dei cittadini) e sarà anche realizzata una sala di ca. 300 mq. destinata a mostre, convegni, conferenze ed altre manifestazioni di carattere socio-culturale. La sala è stata progettata con particolare attenzione alle finiture: pavimentazione in materiali naturali e tetto a vista in legno, illuminazione adeguata e sarà dotata di moderne apparecchiature audio/video. L’edificio è ubicato nel centro del paese a pochi passi dalla sede del Municipio ed è destinato, nelle intenzioni dell’Amministrazione, a diventare il polo di riferimento per tutte le attività culturali che rappresenteranno o avranno come riferimento Comabbio.
Lucio Fontana ha vissuto e lavorato a Comabbio nella casa ancora esistente ed a Comabbio si spense nel 1968. Per rendere omaggio all’illustre artista e per creare un punto di riferimento anche a Comabbio, l’Amministrazione ha deciso di intitolare la sala mostre e convegni a Lucio Fontana.
In occasione dell’inaugurazione dell’edificio, che avverrà il prossimo 20 giugno alle ore 18.00, verrà allestita una mostra fotografica e documentaria dedicata all’artista con l’avvallo della Fondazione Lucio Fontana di Milano e il patrocinio della Regione Lombardia.
Oltre a interessanti documenti riguardanti l’attività dell’artista, a testimonianza delle numerose esposizioni allestite nei più importanti musei e gallerie d’arte del mondo, verranno esposti scatti fotografici di Gian Barbieri che ritraggono Lucio Fontana negli anni 1967/68 quando si trasferì da Milano a Comabbio e una serie di litografie donate dalla moglie Teresita Rasini al Comune di Comabbio.
Orario apertura mostra: sabato e domenica 10.00-12.00 e 17.00-19.00
Comabbio, giugno 2015
Il Sindaco
Marina Rovelli
Lucio Fontana nasce il 19 febbraio 1899 a Rosario di Santa Fé, in Argentina, da genitori di origine italiana.
Il padre Luigi é scultore e la madre Lucia Bottino è attrice di teatro. Lucio viene mandato in Italia per gli studi ed affidato allo zio di Castiglione Olona. Frequenta il collegio Torquato Tasso di Biumo Inferiore, in provincia di Varese, e il collegio Arcivescovile Ballerini, a Seregno. Frequenta la Scuola dei maestri edili dell’Istituto Tecnico Carlo Cattaneo di Milano.
Nel 1916 Fontana interrompe la scuola e si arruola come volontario raggiungendo il grado di sottotenente di fanteria. Nel 1918 rientra a Milano, dopo essere stato ferito sul Carso e congedato con la medaglia d’argento al valor militare. Riprende gli studi e consegue il diploma di perito edile. Nel 1921 torna a Rosario di Santa Fè e si dedica solo alla scultura. Verso la metà del 1927 torna a Milano e si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Brera (1927-1928). Qui inizia a seguire i corsi di Adolfo Wildt e la Scuola del marmo e realizza opere cimiteriali per il Monumentale di Milano. Tra il 1931 ed il 1940 le prime sperimentazioni tecniche e figurative e il ritorno in Argentina. Tra il 1941 ed il 1950 sono gli anni dell’insegnamento in Argentina e i primi manifesti dello Spazialismo. Nel novembre 1946 nasce il Manifesto Blanco. Nello stesso anno, in un gruppo di disegni dell’artista, compare il termine Concetto Spaziale, titolazione che accompagnerà gran parte della sua successiva produzione artistica. Nel 1947 riprende ad Albisola la sua attività di ceramista, attirando l’attenzione della critica. Nello stesso anno a Milano nasce il primo Manifesto dello Spazialismo.
Nel 1949 Fontana realizza alla galleria del Naviglio l’Ambiente spaziale a luce nera. Nello stesso anno, approfondisce la ricerca spaziale con l’avvio del ciclo dei Buchi. L’anno si chiude con la sua partecipazione al concorso per la quinta porta del Duomo di Milano, vinto nel 1952 ex-aequo con Luciano Minguzzi. Il 26 novembre firma il quarto Manifesto dell’arte spaziale. Continua a lavorare intensamente al ciclo dei Buchi, presentandoli per la prima volta nel 1952 alla mostra d’Arte Spaziale presso la Galleria del Naviglio a Milano. Nello stesso anno sposa Teresita Rasini, conosciuta nel 1930, e trasferisce il suo studio milanese al numero 23 di Corso Monforte.
Al culmine della ricerca operata in questa decade, prendono forma i Tagli. Concepiti sulla fine del 1958 vengono presentati: alla personale della Galleria del Naviglio nel febbraio 1959, a Parigi, a Kassel, alla quinta Biennale di San Paolo del Brasile, a Roma, a Dusseldorf e infine alla personale di Londra. Dall’inizio degli anni Sessanta Fontana si concentra con particolare impegno sulla serie degli Olii e successivamente mette alla prova la sua creatività con la serie dei Teatrini (1964-1966).
Nel 1967 Lucio Fontana lascia il suo studio di Corso Monforte a Milano e si trasferisce definitivamente a Comabbio (VA) dove si spegnerà il 7 settembre del 1968.
Gian Barbieri è nato il 16 maggio del 1923. Fotografa dal 1955 e le sue fotografie sono state esposte nelle più importanti mostre internazionali: Tokio, New York, Amsterdam, Calcutta, Barcellona, Oslo, Hong Kong, Parigi, Roma, Napoli, Torino. E’ stato premiato alle mostre fotografiche di Leverstrusen, Anversa, Monaco, Lubiana, Francoforte, Pamplona e Helsinki. Nel 1964, in una mostra di fotografi italiani, le sue immagini sono state esposte al MoMa di New York.
Negli anni ’60 si dedica in particolare a servizi fotografici in ambito artistico e le sue opere sono pubblicate su riviste e cataloghi d’arte. Tra gli artisti ritratti da Gian Barbieri ricordiamo Adami, Arroyio, Azuma, Baj, Cavaliere, Dangelo, Della Torre, Goodwin, Guttuso, Morishita, Mucchi, Olivieri, Pardi, Radice, Romagnoni, Sangregorio, Besozzi, Mannini, Sarri, Bertini, Hisiao Chin, Recalcati, Tadini, Toyofuco, Grignani, Scarpitta, Mattiacci, Fedeli, Nanda Vigo e Lucio Fontana.
Gian Barbieri, con le numerose fotografie scattate a Lucio Fontana a Comabbio dal 1967 al 1968, è testimone di quel periodo che l’artista trascorre a Comabbio prima della sua scomparsa.
Paolo Campiglio, in un articolo pubblicato sul “Taccuino d’arte 3” dedicato a Lucio Fontana, così definisce l’opera di Gian Barbieri: …Sono scatti tutti ambientati nella nuova dimora di Fontana e nello studio. La serie del fotografo, che risiedeva nella vicina Sesto Calende ed era comune amico di Enrico Baj e di San Gregorio, ritrae l’artista in pose meditative o di allegra quiete, accentuando – in uno stile sintetico evidente nei coevi paesaggi e nei ritratti – le ambientazioni semplici, basate sui bianchi. Una fotografia che, nel solco di una ritrattistica neorealista, innesta una vena assoluta di bianchi, di evanescenze volte a cogliere l’anima del pittore.Gian Barbieri … sfata ogni convenzione ricorrendo all’umiltà del personaggio, ritratto come un sapiente gaucho, dal volto vissuto e stanco, che dà vita a creazioni estremamente moderne e attuali, di grande libertà. Così, altrettanto vivo, appare il ritratto dell’artista che indossa una camicia dai motivi argentini, ai piedi il fedele cane Black, amato da Lucio, sempre nel giardino comabbiese.
Nel 2004, in occasione della pubblicazione della monografia dedicata a Gian Barbieri, il prof. Aldo Tagliaferri scrive a proposito del fotografo: La via seguita da Gian Barbieri si rivela singolare in quanto egli, facendo un uso acuto e accorto dei mezzi offerti da una tecnologia in vertiginosa espansione, ha fatto leva soprattutto sulla rappresentazione di una quotidianità non appariscente e disadorna. Le sue fotografie dicono che nelle pieghe della quotidianità si cela qualche cosa degna della nostra attenzione. Senza pretendere che l’inquadratura da essa proposta sia in qualche modo definitiva e, anzi, si prestano ad essere decifrate come altrettante interrogazioni intorno a quello che ci mostrano con una sobrietà sottolineata dall’impiego del classico bianco e nero …
Gian Barbieri è stato uno dei fondatori della Società storica Cesare da Sesto nel lontano1949. Dal 1992 al 2010 è stato protagonista del gruppo di gestione del nuovo spazio Cesare da Sesto. Nel 1959 è stato nominato AFIAP e, dal 1960, è membro del Club International de Photographie di Parigi. Nel 2001 alcune sue opere sono state acquistate dalla Gallery Keift de Lellis di New York e nel 2002 dalla Fondazione d’Arte Contemporanea Cati di Torino.
Nel 2011 al Peggy Guggenheim di Venezia, per la manifestazione “Water art” (l’arte ambiente sull’acqua), vengono proiettate fotografie di Gian Barbieri e Gianni Berengo Gardin. Nel 2015 la manifestazione viene riproposta al Mit (Massachusetts Institute of Technology) a Boston.
Gian Barbieri vive a Sesto Calende.