“Dalla fonte più pura” è il tema di partecipazione ad Expo dell’Ungheria gemellata con Cunardo nel progetto 141Expo.
La filosofia a cui si ispira la partecipazione dell’Ungheria a Expo Milano 2015 è l’interazione tra la salubrità del cibo, lo stile di vita sano, la garanzia di sicurezza alimentare insieme con la conservazione della biodiversità per le future generazioni. Tre sono i temi principali in cui è raggruppata l’offerta espositiva: le tradizioni salutari, in cui si presenta il modello di agricoltura di qualità ungherese, a mosaico e familiare, contrapposto alle monocolture intensive, il Paese dell’acqua, con la ricchezza di risorse idriche e bagni termali che contraddistingue l’Ungheria, e l’eredità per il futuro, con il ruolo della ricerca e dell’innovazione per la tutela di specie animali e vegetali locali (“hungaricums”) e l’importanza dell’agricoltura biologica contro le mutazioni genetiche.
L’immagine positiva, la ricchissima offerta di cibo che scaturisce dagli incontaminati ambienti magiari (frutta, cereali, pesci di lago e di fiume), l’apertura verso le altre nazioni partecipanti e le potenzialità commerciali nel settore agricolo trovano così la loro massima espressione nel Padiglione del Paese che si sviluppa su un’area di 1.910 metri quadri. La volontà è quella di dimostrare che il modello di agricoltura rurale è eccellente per la sostenibilità e la qualità del cibo, che l’acqua è basilare per la vita (concetto ribadito durante la World Conference of Water), e che il futuro dell’alimentazione giace nella ricerca scientifica e nei metodi biologici piuttosto che nella modificazione genetica.
Il padiglione, il cui progetto selezionato tramite un concorso pubblico è a opera degli architetti Attila Ertsey, Ágnes Herczeg, Sándor Sárkány, si sviluppa su tre piani e si estende su un lotto complessivo di 1910 metri quadri. Le forme e i materiali riprendono aspetti tipici del paesaggio ungherese (come i granai, i silos di campagna e le stalle) e sono concepiti secondo i principi dell’architettura organica, sviluppatasi a metà del Novecento e basata sulle tradizioni locali, sulla comprensione delle leggi della natura, sull’esaltazione del rapporto tra l’uomo e l’universo. La zona centrale del Padiglione è ispirata all’Arca di Noè, simbolo di salvezza degli esseri viventi, mentre le due estremità laterali richiamano i tamburi sciamanici.
I tamburi rimandano a radici antiche evidenziando il rapporto mistico con la natura e sono solcati dall’antico simbolo dell’albero della vita nel quale scorre l’acqua, quella ungherese, infatti, è nota per le celebri proprietà termali. L’ultimo piano ospita un giardino a cielo aperto, mentre nell’area verde esterna al Padiglione sono coltivate trentatré tipologie di frutta, verdura ed erbe medicinali. La maggior parte dei materiali utilizzati per la costruzione sono rinnovabili (legno, legno lamellare, cellulosa). L’intera costruzione inoltre sarà smontata, ricostruita e utilizzata come centro di ricerca in Ungheria.