“Per le persone intelligenti c’è molto da vedere in queste gallerie che rappresentano l’universo. Per chi vuole confrontare, frugare, scavare, c’è molto da studiare, e questa escursione puo’ essere considerata un vero viaggio di studio e di esplorazione, di cui si vedranno più tardi i benefici attraverso il perfezionamento che risulta dalla comunicazione delle idee.” Carla Serena in occasione dell’esposizione universale di Vienna, 1873.
Expo ha portato il mondo a casa nostra e la Biblioteca di Porto Valtravaglia ha pensato di “metterlo in vetrina”. Sono libri e fantasia a guidare le persone non solo tra le vie del paese, ma tra nazioni e luoghi del mondo, facendo vivere tradizioni e volti sconosciuti a loro sconosciuti. Così con questo spirito di scoperta e voglia di imparare parte il viaggio tra le terre aride e i loro deserti. Loro ci hanno guidato insieme agli autori e ai loro libri, che molto spesso ci hanno chiesto di fermarci o cambiare strada. E noi li abbiamo lasciati fare, così che il viaggio potesse essere sempre più ricco.
«Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi. Ciò che rende bello il deserto» disse il Piccolo Principe «è che da qualche parte nasconde un pozzo».
Un viaggio comincia sempre con una carta tra le mani, una mappa che ci dica dove andare. Molto spesso non ne basta solo una. «Ora, dovete sapere che, quand’ero un ragazzino, avevo una grande passione per le carte geografiche. Per ore contemplavo il Sud America, l’Africa, l’Australia e mi perdevo nelle glorie dell’esplorazione“. Joseph Conrad
È dalla vetrina dell’edicola di Porto Valtravaglia che comincia il nostro viaggio insieme ai libri e ai loro autori; la prima vetrina che ci guida e ci dice dove andare.
In Timbuctù di Paul Auster, anche Mr Bones provava qualcosa di magico, un fascino e un’attrazione straordinaria verso quei luoghi dai colori caldi e forti. «Tim-buc-tù. La scabra combinazione di vocali e consonanti non mancava quasi mai di agitarlo nel profondo dell’anima. Non importava se face a molto caldo. Non importava se non c’era niente da mangiare, né da bere, né da annusare. Se era là che sarebbe andato Willy, voleva andarci anche lui». Paul Auster
Nel nostro immaginario viaggiare, non siamo nemmeno a metà eppure siamo già lontani, sentiamo a questo punto il bisogno di sostare e rifocillarci con un buon caffè. Vediamo una scritta BAR, alcuni tavolini sotto invitanti ombrelloni e ci sediamo. E mentre ci riposiamo, ascoltiamo alcune delle storie che vengono raccontate ai tavolini intorno al nostro.Una comincia così:
“La storia che vi racconterò è una storia del mio paese che si chiama Sompazzo ed è famoso per due specialità: le barbabietole e i bugiardi. Il vecchio del paese, Nonno Celso, profetizzò che quell’anno il tempo sarebbe stato balordo. Disse che lo poteva capire da tre segni: le folaghe che ogni anno passavano sopra il paese, erano passate ma in treno. Il capostazione ne aveva visti due vagoni pieni; le ciliegie erano in ritardo: quelle che c’erano sugli alberi erano dell’anno prima; le ossa dei vecchi non facevano male. In compenso tutti i bambini avevano la gotta e le bambine i reumatismi. Nonno Celso disse che ne avremmo viste di belle…..”
“Il Bar sotto il mare” di Stefano Benni
Oppure potete calarvi nei panni degli attempati affezionati frequentatori del BarLume e seguirli nelle loro strampalate avventure di investigatori dilettanti e insostituibili procacciatori di guai con “La briscola in cinque” di Marco Malvaldi. Ad ogni modo, ogni Bar è un mondo, e ogni mondo ha la sua storia da raccontare. E così ce ne sono diversi. Uno tra questi è quello di Francisco Coloane, autore di Galapagos, che scrive: «Agli inizi di giugno abbiamo avvistato un’isola a tribordo formata da terre alte e basse – isola che probabilmente è fornita di acqua, giacchè presentava zone boscose – ma a causa della forte corrente non siamo riusciti a raggiungerla. Ho denominato l’isola Re Carlo II, e a mio giudizio è situata a un grado e trenta minuti latitudine sud, longitudine duecentosessantotto gradi e cinquanta minuti. Verso occidente, ho avvistato diverse isole, tuttavia quella mi aveva attratto di più, e ho fatto gettare l’ancora in una bella baia che aveva sette braccia di fondo, con a sud una insenatura adatta ad accogliere diverse navi…Abbiamo calato una scialuppa, ma lì non c’era acqua, però abbondavano grandi tartarughe terrestri e tartarughe marine grosse e succulente, e una specie di uccello chiamato fenicottero, che gli uomini hanno portato a bordo. (…)»
Ora riprendiamo; zaino in spalla e libri alla mano. Lasciamo che ci spingano lontano, fino ai confini dell’Azerbaijian, paese caucasico di antichissima storia e cultura. Curiosando tra gli scaffali qualcosa ha attirato la nostra attenzione: un vecchi e polveroso libro fotografico che documenta la ricchezza di questo splendido paese, rappresentato altrettanto in tutto il suo splendore ad Expo Milano 2015, con il suo Padiglione considerato tra i più belli dell’edizione.
Fermiamoci un attimo con Paul Bowles. Fermiamoci in sua compagnia per un ‘Tè nel deserto’.
«Outka, Mimouna e Aicha si allontanano silenziosamente dalla carovana con il loro vassoio, la loro teiera e i loro bicchieri. Vogliono andare in cerca della duna più alta per poter vedere tutto il Sahara, e poi prepareranno il tè. Camminano a lungo. Outka dice: “Vedo una duna alta”, e si dirigono verso di quella, salendo poi fino in cima. Poi Mimouna dice: “Vedo una duna laggiù. E’ molto più alta e da lassù potremo vedere tutto fino a In Salah”. Così vanno fino alla duna, ed è molto più alta. Ma una volta in cima, Aicha dice: “Guardate! Là c’è la duna più alta di tutte. Potremo vedere a Tamanrasset, ed è là che vive il targui.” Il sole si era levato, intanto, e loro continuavano a camminare. Una volta arrivate proprio in cima erano molto stanche e dissero: “ Riposiamo un po’ e dopo faremo il tè”. Ma prima prepararono il vassoio, la teiera e i bicchieri. Infine si sdraiarono e si addormentarono. E poi…” Smail fece una pausa e guardò Port. “ Molti giorni dopo passò un’altra carovana e un uomo scorse qualcosa in cima alla più alta delle dune. E quando andarono lassù per vedere, trovarono Outka, Mimouna e Aicha; erano ancora là, nella stessa posizione in cui si erano addormentate. E tutti e tre i bicchieri”, l’arabo mostrò il proprio bicchiere di tè, “erano pieni di sabbia. Ecco come presero il tè nel Sahara.»
Nel nostro viaggio abbiamo spesso vissuto racconti meravigliosi, ascoltato storie di luoghi perduti e colori che nemmeno sapevamo esistessero. Ora scopriamo i segreti del deserto al femminile, quelli che le donne sussurrano e noi lasciamo che ci avvicinino. Donne coraggiose, spesso vittime, spesso invece fortunate. A voi, non solo donne nel deserto, ma amiche e sorelle, solo a voi è dedicata questa tappa.
Durante il nostro viaggio abbiamo ascoltato anche favole; anche se non sempre conoscevamo la lingua, le abbiamo comprese e ce le siamo portate a casa. E, se non potete andare davanti a quella vetrina di persona ve le riproponiamo, perché possiate guardarle un po’ con gli occhi da bambino come abbiamo fatto noi. Non solo, siamo approdati persino sul pianeta Dune, il pianeta delle sabbie spazzato dalle grandi tempeste e percorso da creature gigantesche. Abbiamo visto “L’oro del deserto” con Zane Grey, spingendoci oltre i deserti americani e la frontiera. E siamo arrivati ad assaporare le calde “Sabbie Arabe” di Wilfred Thesiger.
«È una terra amara, essiccata, che in nessun modo sa di dolcezza o di comodità. Eppure gli uomini vi hanno vissuto fin dai primordi. Nessun uomo può vivere questa vita e rimanere immutato. Egli porterà l’impronta, per quanto tenue, del deserto. Il marchio del nomade; e conserverà in sé il desiderio di farvi ritorno.»
Suonano di buon auspicio le parole di Thesiger, che ci preparano a viaggi che ancora devono cominciare. Ringraziamo i libri e i loro autori, che ci hanno guidato con attenzione in ogni angolo del Pianeta. Ringraziamo la Biblioteca di Porto Valtravaglia, archivio di manuali che insegnano e parlano a noi tutti di continuo, svelandoci segreti preziosi. Ringraziamo i commercianti e tutte le attività che ci hanno accompagnato nel nostro viaggio e le nostre meravigliosa guida, Carolina Maragni, che ha reso tutto questo possibile.
Ringraziamo inoltre Angelo Locatelli, che ha compiuto un viaggio vero attraverso le terre che abbiamo visitato e ha prestato alla biblioteca le foto del suo percorso attraverso il deserto del Sahara, il Mali e il Senegal.